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Autore Topic: Eutanasia, il falso contrario dell'aborto  (Letto 4372 volte)
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Abry
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« il: Aprile 12, 2007, 23:23:29 »

Che strano titolo, direte... avete ragione! Lo intendo come falso contrario perchè si "decide la morte" di un vivente non "prima" della vita, ma durante [quasi dopo, ma durante].

Anche di ciò ne siam venuti a parlare a scuola, quando il sig. Welby faceva scandalo, quando la sig americana [non mi ricordo il nome ^^'] faceva lo stesso. L'Eutanasia, come spero sappiate, è la volontà personale di un individuo, che, in determinate condizioni [che dovrebbero essere determinate dalla futura legge] decide di morire, ANZI NO, decide di FARSI UCCIDERE.

L'uomo non può decidere di morire, non gli è dato [non parlo di suicidio, che secondo me non è un "diritto"].

Dire SI all'eutanasia, vuol dire dire SI al boia. Non trovo altro nome, infatti, per coloro che in gergo "staccano la spina".

Vi porto un esempio a me molto vicino:
Il marito della cugina di mia madre [non so che grado di parentela abbia, da me] ha la stessa malattia che aveva il sig. Welby. Distrofia Muscolare Amiotrofica [DMA da ora]. E' paralizzato sul letto di casa, con moglie, figlio e nipotino in casa. Muove a malapena gli occhi, fino a 3 mesi fa, riusciva a stringere le mani dei parenti, ora non più. Per "muove gli occhi" intendo muovere le pupille, le palpebre non si chiudono più, dorme con gli occhi aperti, se dorme. Non parla più, ha bisogno di continui cambi di flebo varie, drenaggi e altre cose tecniche se sa bene la moglie. L'ultima volta che sono andato a trovarlo [RM - Torino è lungo...] c'era il nipote che gli ha dato un bacione sulla guancia, e gli ha fatto un sorrisone. Bene, non lo avevo mai visto [nei 15 anni di malattia] ricambiare il sorriso, ha fatto anche lui un sorrisone da orecchio a orecchio. Inutile dirvi che son scoppiato in lacrime.

Dopo questo breve inciso, mi viene un solo pensiero: Come può un essere umano, volere la SUA morte? Forse, un uomo arriva a volere la morte non per evitare il dolore, ma per cercare l'amore, che non ha evidentemente trovato sulla terra. Per me, il caso Welby è stato troppo strumentalizzato, e Piergiorgio non ha avuto accanto nessuno che lo amava veramente.

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« Risposta #1 il: Aprile 13, 2007, 00:01:05 »

quando la sig americana [non mi ricordo il nome ^^']
Terry Schiavo.

Ho seguito molto la vicenda di Welby, lui era davvero stufo, era diventato un oggetto agli occhi di tutti, e l'aveva capito, voleva piantarla lì, ma staccargli la spina... Terry Schiavo è morta di fame e di sete, soffriva e si vedeva, ma non credo capisse cosa gli stess succedendo intorno, era cieca.
Sono entrambi esempi di vita strappata, una col consenso (è morto soffocato Welby, venivano a mancare le contrazioni de [muscolo striato sotto i polmoni, non ricordo il nome]), l'altra col consenso dei parenti (che pure avevano capito che Terry fosse diventata un oggetto). Vita strappata, ripeto, non venuta a mancare per morte naturale, certo se non li avessero attaccati ad una macchina, o non li avessero resi dipendenti di sostanze (parlo delle flebo), quella sarebbe stata una morte naturale. Se uno vuole poi far morire il proprio parente per eutanasia, perchè accettare le cure? (ci sono malattie a cui non si può guarire, non sto parlando dei coma).
Se non si è capito, sono contro.
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« Risposta #2 il: Aprile 13, 2007, 00:22:32 »

Sinceramente non mi sono ancora fatto un'idea chiara a riguardo, so solo che arrivati a certi punti (parlo di vita in stato vegetativo [si dice così?], ndr) nessuno di noi vorrebbe continuare a vivere in quelle condizioni, daltronde è facile parlare quando a capitare in certe situazioni sono gli altri. Chiunque, e dico CHIUNQUE, vorrebbe farla finita in quella situazione, secondo me. Mabboh. (Pienamente daccordo che comunque è un... suicidio? °° Si, forse possiamo chiamarlo così.)
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« Risposta #3 il: Aprile 13, 2007, 13:45:51 »

Perdonami Fra, ma chiedere che qualcuno stacchi la spina [faccia morire, ndr] non è suicidio.
Il suicidio esiste, ma non può essere tale se non è la persona stessa ad "eseguirlo".

Riporto il Giuramento di Ippocrate, ogni studioso fa prima di diventare medico:

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GIURO:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione; di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d'urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato.

Non vi sembra ora, che permettere l'eutanasia sia [OMG, ho rigirato la frittata] un'ingiustizia nei riguardi del medico? Perchè un padre di famiglia si deve svegliare la mattina cosciente che quel giorno dovrà far morire il paziente della sala 4, e quello della sala 19? Cosa ha fatto per meritarsi un peso del genere?

Analizzate le parti underlined. Non vi sembra che l'eutanasia sia in disaccordo con quanto scritto?
E' infatti vero che il medico non deve far soffrire il paziente, ma se questo per soffrire vuole essere ucciso, beh, il medico non può uccidere.

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« Risposta #4 il: Aprile 13, 2007, 13:48:02 »

Sono molto egoista e se mi trovassi in quelle condizioni vorrei essere ibernato, per poi essere scongelato e guarito in un futuro remoto. Seee. La verità è che lo dico perché sono libero e non oso neanche immaginarmi in quello stato, probabilmente vorrei morire anch'io.

La "soluzione" è semplice, un contratto, una firma da parte tua quando sei in grado di intendere e volere, una sorta di pseudo-testamento/ultime volontà. In questo caso sì che si potrebbe dire "firmare la propria condanna a morte".

In sostanza il testamento dice che in stato vegetativo non devo essere attaccato alle spine: stop.

Ah, comunque ora dico la mia puttanata personale: quando sei un vegetale tu sei già morto, quando sei un feto tu devi ancora vivere, ergo non è un falso contrario, è PROPRIO il contrario. [/fine puttanata imho]

P.S. per altre puttanate: l'omicidio è una liberazione personale per l'assassino (tranne nei casi dei serial killer), il suicidio non è una liberazione di nulla ma un gesto folle e inutile. Io ci ho pensato spesso e ho capito che godo di più a restare in vita e a scassare i coglioni degli stronzi che mi hanno spinto a pensare al suicidio.

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Fra
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« Risposta #5 il: Aprile 13, 2007, 14:27:51 »

Secondo me, Arul, fa parte del ruolo del medico. Non è come chiedere ''mi uccida, la prego'', bensì ''Non voglio più seguire le cure. Mi dimetta.'', e credo che ognuno debba essere libero di scegliere se curarsi o meno. Suvvia, ripeto, a parlare siamo tutti bravi, ma provateci voi a vivere in quello stato, poi fatemi sapere, eh. :*
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« Risposta #6 il: Aprile 13, 2007, 15:16:47 »

[...]
Ah, comunque ora dico la mia puttanata personale: quando sei un vegetale tu sei già morto, quando sei un feto tu devi ancora vivere, ergo non è un falso contrario, è PROPRIO il contrario. [/fine puttanata imho]
[...]
Se c'è differenza giuridica tra "morte" e "stato vegetativo" ci sarà un motivo. Non sono la stessa cosa. Quando muori, il comune di residenza lo deve sapere, quando vai in ospedale in gravi condizioni, e ti trovi ad essere un vegetale, ti va bene se lo viene a sapere Michele Mirabella per Elisir.

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Secondo me, Arul, fa parte del ruolo del medico. Non è come chiedere ''mi uccida, la prego'', bensì ''Non voglio più seguire le cure. Mi dimetta.'', e credo che ognuno debba essere libero di scegliere se curarsi o meno. Suvvia, ripeto, a parlare siamo tutti bravi, ma provateci voi a vivere in quello stato, poi fatemi sapere, eh. :*
Mi vien da quotare chi ha scritto prima: Se non vuoi le cure, NON VAI IN OSPEDALE, se ci vai vuol dire che vuoi le cure, o qualcuno ha deciso per te [TSO].

[esempio scemo]Se il denaro avesse diritti e volontà, potrebbe dire: voglio essere rilasciato, ma non può obbligare il poliziotto, che è li a sorvegliarlo, a lasciarlo libero.[/esempio scemo]
Chi ha un ruolo, e ha giurato di seguirne la dottrina, non può essere obbligato a fare/permettere qualcosa che vada contro per tutto o in parte a quello che crede.

Onestamente non so come stia l'"anestesista" che ha staccato la spina a Piergiorgio.

Si, è Terry Schiavo, giusto.
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« Risposta #7 il: Aprile 13, 2007, 16:11:14 »

Si tratta di Libertà. Legalizzando l'eutanasia non è detto che automaticamente tutti i malati terminali saranno eliminati, solo chi vorrà potrà porre fine alle proprie sofferenze.

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« Risposta #8 il: Aprile 13, 2007, 16:30:10 »

Si tratta di Libertà. Legalizzando l'eutanasia non è detto che automaticamente tutti i malati terminali saranno eliminati, solo chi vorrà potrà porre fine alle proprie sofferenze.
Chi chiede l'eutanasia, chiede il suicidio assistito. In Italia, chi tenta il suicidio viene preso in cura psichiatrica. Ergo, il suicidio è ritenuto follia... e chi aiuta qualcun altro a suicidarsi, anche solo staccando una spina, è inevitabilmente un omicida.
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« Risposta #9 il: Aprile 13, 2007, 16:46:19 »

Si tratta di Libertà. Legalizzando l'eutanasia non è detto che automaticamente tutti i malati terminali saranno eliminati, solo chi vorrà potrà porre fine alle proprie sofferenze.
Chi chiede l'eutanasia, chiede il suicidio assistito. In Italia, chi tenta il suicidio viene preso in cura psichiatrica. Ergo, il suicidio è ritenuto follia... e chi aiuta qualcun altro a suicidarsi, anche solo staccando una spina, è inevitabilmente un omicida.
+1
Anche +2 direi. E' quello che volevo dire, ma l'hai detto in poche parole.
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« Risposta #10 il: Aprile 13, 2007, 17:44:36 »

Si tratta di Libertà. Legalizzando l'eutanasia non è detto che automaticamente tutti i malati terminali saranno eliminati, solo chi vorrà potrà porre fine alle proprie sofferenze.
Chi chiede l'eutanasia, chiede il suicidio assistito. In Italia, chi tenta il suicidio viene preso in cura psichiatrica. Ergo, il suicidio è ritenuto follia... e chi aiuta qualcun altro a suicidarsi, anche solo staccando una spina, è inevitabilmente un omicida.
+1

Fino a qualche anno fa l'omosessualità era definita MALATTIA e curata in ospedali psichiatrici. Questo fa di tutti gli omosessuali dei potenziali criminali?
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« Risposta #11 il: Aprile 13, 2007, 20:07:56 »

Secondo me, Arul, fa parte del ruolo del medico. Non è come chiedere ''mi uccida, la prego'', bensì ''Non voglio più seguire le cure. Mi dimetta.'', e credo che ognuno debba essere libero di scegliere se curarsi o meno. Suvvia, ripeto, a parlare siamo tutti bravi, ma provateci voi a vivere in quello stato, poi fatemi sapere, eh. :*
Sono pienamente d'accordo.
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« Risposta #12 il: Aprile 13, 2007, 22:47:01 »

Secondo me, Arul, fa parte del ruolo del medico. Non è come chiedere ''mi uccida, la prego'', bensì ''Non voglio più seguire le cure. Mi dimetta.'', e credo che ognuno debba essere libero di scegliere se curarsi o meno. Suvvia, ripeto, a parlare siamo tutti bravi, ma provateci voi a vivere in quello stato, poi fatemi sapere, eh. :*
Mi stupisci ogni giorno che passa di più.


Da parte mia, in quello stato probabilmente me ne fotterei della morale, che la vita me l'ha data dio e blablabla, e mi farei amazzare. La vita è mia e decido io.
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« Risposta #13 il: Aprile 13, 2007, 23:12:56 »

Se tutti seguissero il ragionamento "la vita è mia e decido io", saremmo ancora fermi all'epoca della preistoria. Tu stai chiedendo a qualcuno di ucciderti, chi mai si potrà prendersi questa responsabilità? Anche se ti facesse un favore, secondo il suo pensiero lui rimane un omicida o un salvatore. La psicologia umana è molteplice in questo, c'è chi si vedrebbe come killer e si suiciderebbe a sua volta, chi come salvatore montandosi la testa. Il patto col diavolo secondo me è la cosa migliore, uno pseudo-testamento che mi lascia morire se per sopravvivere i medici dovessero ricorrere alla "spina".
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« Risposta #14 il: Aprile 13, 2007, 23:15:09 »

Se tutti seguissero il ragionamento "la vita è mia e decido io", saremmo ancora fermi all'epoca della preistoria.
Visto che sto pensiero è da 'preistorico' ti cito una persona non proprio preistorica.

Essere veramente liberi è potere. Quando posso fare ciò che voglio, ecco la libertà.

Ovviamente non mi stupirò se non capirai che la persona che ti cito è Voltaire, uno dei più grandi filosofi della storia, ma spero nella tua comprensione.

E te ne cito uno di dubbia fonte.

La mia libertà finisce dove inizia la libertà altrui.

INDI, Pd, se io voglio ammazzarmi sono cazzi miei, a te che te ne importa? Se muoio io cosa succede, perdi la pensione?
« Ultima modifica: Aprile 13, 2007, 23:17:09 da Iroquis` » Loggato

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