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Autore Topic: Lifting the Veil  (Letto 1501 volte)
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L'Esiliato.
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ilteatrobrucia@hotmail.com
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« il: Giugno 30, 2008, 00:15:48 »

Prologo.

Scappava da una vita, lei. O più precisamente da cinque anni. Ma il destino, ammesso che sia così inalterabile come vuol far credere, era stato particolarmente spiritoso con lei. Cinque anni per scappare di lì ed ora scappava lì. Neanche lei sapeva perché, ma sapeva di doverlo fare. A dire il vero non sapeva bene neanche cosa fosse successo in quei cinque anni, sapeva soltanto che doveva correre per non farsi superare da quell'idea, da quel pensiero, da quel tormento. Scese dal traghetto, l'ultimo traghetto, e riprese a correre: un Forrest Gump con tutte le rotelle a posto che sfrecciava a velocità impressionante per quella salita. Stairway to Heaven, pensò lei. Sorrise. Il caos intorno a sé, come al solito in quel postaccio, e puzza di...di...di Umanità. Sapete? Quando il petrolio si mescola alla cattiveria, alle invidie e a tutto il resto. Ecco, quella è puzza di Umanità. E lei la fendeva, lei, Serena, un vestito che pretendeva di sembrare una vestaglia blu a pallini bianchi, una freccia impazzita color notte che tagliava l'aria e ci passava in mezzo, che visione doveva essere per quelli che la vedevano. No, a dire il vero era come se non la vedessero affatto. Un fantasma, ed il vestito che pretendeva di essere una vestaglia ci stava anche bene. Ma più che non vederla gli altri la ignoravano. Non era roba loro, lei. Forse perché sapevano di avere davanti una tremenda semidea della Vendetta o perché la ritenevano così diversa da loro da non meritare attenzione. Decisamente più probabile. Un passo, ancora un altro e un altro ancora finché non lo vide. In cinque anni non era cambiato per niente, ancora così meravigliosamente fuori posto, ancora così stupidamente chiuso in sé stesso. No, quel palazzo non era cambiato per niente. Si fermò qualche istante sotto l'assalto dei ricordi. Ci sarò sempre, io. Basta fare un fischio ed arrivo. Come Superman. Lui non era bravo a dire certe cose, ma ogni tanto gli veniva bene. Riprese a correre, lei, e con lei il vestito che pretendeva di essere una vestaglia. L'edificio era evidentemente abbandonato da qualche anno. Esattamente da quando un camion ci si ribaltò sopra innescando un violento e spettacolare incendio che distrusse gran parte della struttura. Un morto, ventuno feriti. Entrò. I corridoi erano sempre gli stessi, soltanto più anneriti. Riprese a correre, cercò la via che conosceva meglio. Sbarrata dalle macerie. Decise di imparare allora la seconda strada, attraversò una piccola porticina e salì due rampe di scale strettissime, poi verso sinistra in un corridoio lunghissimo. Una volta in quel posto c'era il cervello della struttura, quello che poi si rivelò essere anche il cervello di un'estesa organizzazione criminale. Ma si scoprì soltanto dopo l'incidente, quando la città venne devastata da una feroce lotta per il potere. Si può dire che fu proprio allora tutto ebbe inizio. Altra rampa di scale minuscola, poi a sinistra una porta. No, uno scheletro di porta. Ci passò dentro, era arrivata. Spalancò la finestra e si sedette: da lassù osservare la gente muoversi nell'aria malsana della città era divertente. Indovinarne la vita, le abitudini, tutto. Doveva essere la prima fila del cinema di Dio, ammesso che gli piaccessero i film senza lieto fine. Poi un rumore assordante, e la parte frontale dell'edificio crollò in avanti, sfondata da quello che per una strana associazione di idee all'inizio le sembrò un Testicolo Divino. Lo sapeva, lei, che dovevano demolire quel palazzo proprio quel giorno. Voleva solo godersi l'ultimo spettacolo dal seggiolino d'onore prima di continuare a scappare. Restò lì, immobile, ad osservare la città e quella tremenda ferita brillante che separava i due lembi di terra. Ferita che, qualche anno prima, avevano provveduto a suturare con un unico punto metallico, oscenamente lungo e diritto. Rimase lì, immobile, finchè tutto intorno a lei non fu raso al suolo ed il tetto stesso della stanza della Finestra fu strappato via. A quel punto si voltò verso quello che una volta era l'interno dell'edificio e vide il mostro. Un incrocio fra un bobcat, un caterpillar ed una ruspa ordinaria. A dire il vero lei non conosceva la differenza fra quei tre macchinari, ma le sembrò tanto grottesco da rendere plausibile una tanto abominevole mescolanza. Ma non si mosse, lei, da quella finestra. Guardò l'operaio, o, meglio, lo trapanò con lo sguardo. Lui in compenso non battè ciglio. In fondo se lei era ancora lì non doveva avere tutte le rotelle a posto, pensava. Esitò. Serena si voltò nuovamente verso il mare, verso il mondo intero, e lo guardò negli occhi senza paura. Vento, un vento tremendo, le scompigliò i capelli e gonfiò quel vestito che pretendeva di sembrare una vestaglia. Aveva un taglio d'occhi spettacolare, Serena. E quegli occhi sottili s'illuminarono per un attimo. *crack*. Fu un pò come se il cielo avesse aperto il sipario. L'operaio fuggì, consapevole che in quel momento non esistesse un posto sicuro, ma deciso a correre fino allo sfinimento. *crack*. Assordante. *crack*. Una mano spettrale discese dal cielo ferito e s'abbatté sulla struttura di metallo fra le acque sradicandola senza alcuno sforzo. Serena capì che non aveva più bisogno di scappare, ora. Si era finalmente ricongiunta al suo corpo. Saltò giù dalla finestra e discese saltellando da maceria a maceria con impressionante agilità, si spolverò il vestito che pretendeva di sembrare una vestaglia e camminò via, con estrema calma. Il mondo intorno era immobile. Lei stessa era immobile, ma con innocente ingenuità non se ne rendeva conto, continuando di fatto a saltellare. Mancava ancora poco più d'un millennio, ma lei non sarebbe mancata per nulla al mondo. Quelle erano solo le prove generali.



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Ok, molto probabilmente di tutta l'entusiasmante e stupenda idea che ho in mente riuscirò a buttar giù solo questo (che poi è una mezza rielaborazione/estensione di un mio vecchio scritto), quindi non fatevi troppe speranze. Anche se ora come ora la voglia e l'ispirazione non mi mancano. Me la devo solo vedere col tempo. Se l'ispirazione e la voglia non svaniscono prima di una settimana potreste addirittura vedere un Capitolo I o anche l'intera opera. Enjoy.
« Ultima modifica: Giugno 30, 2008, 13:16:35 da Utente XX » Loggato

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« Risposta #1 il: Giugno 30, 2008, 13:41:44 »

I. Another Version of the Truth

Vi scrivo dal mio portatile, sono in macchina, in autostrada. Non è una fuga, sto solo guadagnando il tempo necessario per scrivervi. Questa molto probabilmente sarà l'ultima cosa che leggerete da parte mia. Con l'entrata dell'Italia nella Coalizione per la Pace saremo tutti sottoposti alle loro leggi. Abolizione dell'habeas corpus; libertà di stampa limitata; annullamento della privacy; limitazione della libertà di parola e di culto e tutto il resto. Per “garantire la vostra sicurezza”, ovviamente. Dannazione, com'è possibile che li abbiamo lasciati fare fino a questo punto? Le premesse c'erano tutte, eppure non ce ne siamo accorti. Le cose cominciarono a precipitare il 22 Febbraio 2009. Era la Notte degli Oscar, quella, e le stelle erano tutte lì. Sul tappeto rosso, in cielo, nascoste nell'ombra. Furono proprio queste la causa di tutto. Tre esplosioni simultanee, sembrava che le stelle si fossero schiantate a Los Angeles. Tutto il resto fu morte e fuoco, per giorni. Sì, perché quelle non erano bombe comuni. Se inalata, la ricina è letale, e basta un minimo contatto per venirne contaminati. Los Angeles, la Città degli Angeli, era diventata una città di fantasmi. Il governo americano diede la colpa all'Asse del Terrore e due settimane dopo lanciò il più maestoso e devastante attacco aereo che la storia abbia mai conosciuto. Tre bombardieri armati di testate nucleari fecero piovere morte su Iran e Corea del Nord. La Bestia aveva visto per la prima volta la luce del sole. Da lì in poi fu un inevitabile crescendo: ad Agosto gli stati islamici proclamarono ufficialmente la Jihad e per la prima volta anche noi fummo coinvolti. Il governo cadde ed eruppe una furiosa guerra civile. Alla fine, appoggiato dalle Nazioni Unite, il Vaticano prese le redini del nostro Paese ed ogni rivolta fu repressa nel sangue. Col senno di poi mi vien da pensare che non solo quelle di Los Angeles, ma anche le nostre bombe non sono state altro che una commedia. Adesso la Federazione Globale comprende ogni singolo Paese su questo stramaledetto mondo e il nuovo Papa, reggente della Provincia Italiana, si proclama Profeta del Mondo Nuovo, sovvertendo ogni vecchia credenza con la scusa di aver trovato dei documenti che dimostrano l'inesattezza di gran parte del culto cristiano. Ci porterà “in un'era di pace e felicità in attesa del Suo ritorno e della Vita Eterna”. E tutti gli credono. Un posto di blocco fra due chilometri, è il momento degli addii. Non smettete mai di lottare. Ormai la Resistenza non ha più senso, sarà anche vero, ma è l'unico modo per dare un senso alla vostra esistenza. Cancelleranno questa pagina, fatela girare in qualche modo. Ah, non bevete acqua dal rubinetto da oggi in poi, un giorno capirete. Addio.

M.T. - 02/01/2022


Jakob finì di leggere, salvò tutto su un vecchio floppy e spense il computer, lasciandosi andare sullo schienale della sedia. Non poteva essere vero, in fondo. Aster ed il Profeta non erano affatto cattive persone e unificando il mondo sotto un'unica bandiera avevano messo fine ad ogni guerra. Eppure c'era qualcosa che non tornava. Si sentiva spesso così da quando i giorni passavano tutti uguali e bui. Il sole si era oscurato cinque anni fa, dopo il Grande Incendio. Nessuno aveva mai capito perché il fumo non si fosse diradato, era così e basta. Chiederlo sarebbe solo servito a garantirti una morte improvvisa che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di piangere. Funzionava così, sotto il governo di Aster. Dopo un po' ci si faceva l'abitudine, si ricacciavano indietro i pensieri e si continuava a vivere tranquillamente in un mondo pacificato e morente. Poi fu il caos. Jakob provò un'altra strana sensazione, ma questa era sconosciuta. Era come se potesse “sentire” le cose intorno a lui. C'era un silenzio impossibile e tutto era immobile. Smise di respirare per un attimo interminabile e guardò fuori dalla finestra. Buio. Silenzio. Immobilità. E poi...

*crack*

Il cielo si aprì e la luce ferì gli occhi di Jakob, costringendolo a coprirsi gli occhi con le mani.

*crack*

Un rumore assordante lo ridusse in ginocchio, tremante.

*crack*

Una mano dal cielo.

Di sicuro un'allucinazione causata dalla luce. E poi il ponte che viene sradicato. Non è possibile. Il cigolìo del metallo schiacciato come cartapesta da quella...cosa. Non avrebbe saputo definire meglio quella mano. Una Cosa, una Presenza. Sì, Presenza è meglio. L'immobilità era rimasta, intorno a lui, ma si era abituato alla luce La Presenza era ancora lì, ma il ponte era sparito. Ora l'interesse dell'immensa mano si era rivolto all'acqua. S'immerse del tutto, lasciando che solo l'assurdo avambraccio ne emergesse e si tuffasse nelle nuvole. Poi il luccichìo dell'acqua cambiò. Era rossiccio. La mano si ritirò fra le nuvole ed il cielo si richiuse. Jakob decise che per quel giorno sarebbe stato meglio non ficcare il naso fuori di casa per nessun motivo.


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No mettere il capitolo lì sarebbe stato ORRIBILE, per questo la mod del merge è di un'inutilità unica. Comunque, oggi avevo del tempo libero e mi sono scritto tutto questo papocchio partendo dal nulla o.O non lo faccio praticamente mai, in genere mi prendo più giorni, quindi sarà pieno di orrori, errori, brutture stilistiche e quant'altro. Domande, consigli, blababla, ecc. richieste e proposte di matrimonio in questo topic IN ATTESA CHE QUALCUNO SPLITTI I COMMENTI e quant'altro.

Dio, da qualche tempo scrivo di merda o.O


MODIFICATO IL TITOLO SISISISISISI
« Ultima modifica: Giugno 30, 2008, 13:44:24 da Utente XX » Loggato

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