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Autore Topic: Angel Tears  (Letto 3625 volte)
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« il: Marzo 12, 2007, 14:56:59 »

Capitolo I: L'Angelo

“Non ho mai visto nulla di simile” pensò il Comandante Aureliano Garth delle Milizie dell’Ovest mentre nella sua testa facevano eco le grida di terrore dei suoi sottoposti. Restava lì, incapace di muovere un solo muscolo, di articolare parola. Davanti a sé uno spettacolo terrificante. L’uomo al quale l'esercito in passato aveva dato la caccia per tre anni aveva deciso di presentarsi ai cancelli dell'accampamento situato alle porte della capitale dell’Impero, a proteggerne le mura. I soldati non avevano potuto fare molto prima di venire uccisi. Purtroppo per il Comandante Aureliano non riuscirono neanche a dare l’allarme, così che l’uomo aveva avuto modo di introdursi nel campo indisturbato. Ed ora era lì, davanti a lui, circondato dalle fiamme appiccate per sbaglio da uno dei suoi uomini e che in poco tempo si erano diffuse illuminando i cadaveri, facendo scintillare le armi ed incrementando l’alone di terrore che sembrava emanare l’intruso. Quando anche l’ultimo dei soldati stramazzò al suolo l’uomo si fermò per qualche istante, dando le spalle al Comandante Aureliano che decise di approfittarne in maniera forse poco nobile e meritevole, ma che gli avrebbe permesso di rsalvarsi e di dare l’allarme in città dove, forse, avrebbe potuto avere il comando di nuove truppe per catturare quell’uomo che ora si voltava verso di lui e lo fissava con uno sguardo gelido dal quale non traspariva nessuna emozione. Capendo di non avere  più quella fuggevole speranza datagli dall’opportunità d’una ingloriosa fuga, il Comandante Aureliano decise di tenersi pronto al peggio, provando perlomeno a regalarsi una morte degna del suo grado. Estrasse quindi la sua bastarda e divaricò le gambe, portando il piede sinistro leggermente indietro. Gli tremavano le mani. D’altro canto, l’uomo che lo fronteggiava non mostrava segni di fatica, anzi, era come se volesse continuare ancora a mietere vittime, non appagato dall’aver affrontato, sconfitto ed umiliato l’èlite delle Milizie dell’Ovest.
“Tu non sei umano!” le parole sgorgarono da sole dalla bocca del Comandante Aureliano, suonando estranee alle sue orecchie. Deglutì, quindi cercò di continuare con un tono di voce più naturale: “Non puoi essere sopravvissuto, è impensabile…ad ogni modo, ti rispedirò dove più ti meriti di stare. Ci rivedremo all’Inferno, Azrael Devius!”.
Detto questo si lanciò in avanti lasciando che la bastarda, inclinata di quarantacinque gradi rispetto al terreno, al contatto con la roccia zampillasse scintille, che bene rappresentavano la disperazione e la rabbia che albergavano nel cuore del militare. Azrael sorrise serafico, mormorando un semplice “Sicuramente lo faremo…” che fece gelare il sangue ad Aureliano, costretto a fermarsi dalla paura che ormai s’era impadronita interamente del suo corpo. Visse i suoi ultimi momenti nella più totale immobilità, contemplando la figura di Azrael come se ora avesse acquistato qualcosa di celestiale che ne rendeva irresistibile la visione. Era alto, la pelle color di perla che sembrava brillare alla luce di fiamma che lo circondava. I capelli come fili d’argento, lunghi. Nobili le mani, curate con una perfezione assoluta. Snella la struttura, che si stagliava sulle vampe come un’irriducibile obelisco di neve sulla cima del quale brillavano due scintille d’un rosso vivo che ne accentuava l’espressività.
Nessuno l’aveva mai sentito parlare ed era riuscito in seguito a raccontarlo, ed ora il Comandante Aureliano sapeva di avere assistito alla sua condanna e si rese conto che l’uomo che aveva di fronte sarebbe stata l’ultima cosa che i suoi occhi avrebbero visto. Ancora incapace di muoversi, decise perciò di conoscere meglio l’uomo che avrebbe posto fine alla sua esistenza, forse anche per ritardare quella dipartita che ormai si profilava certa ed ineluttabile, falce che s’apprestava a mietere il grano della sua vita, ultimo testardo residuo di un campo in fiamme.
“Dimmi cosa sei, Devius. Almeno questo, prima di morire.” disse gettando via la sua bastarda ed offrendosi disarmato, inerme, pronto e rassegnato all’idea di una morte comune, ben lontana da quella che avrebbe voluto lo raggiungesse in battaglia o, meglio, in una pacifica sera d’autunno durante l’inverno dei suoi anni.
La risposta di Azrael Devius non tardò ad arrivare, suonando come mille campane, edeniche ma al contempo intrise di un’alone infernale e cupo.
“Sono ciò che mi avete fatto diventare. ” rispose, e la sua voce risuonò come musica con in sottofondo il crepitìo delle fiamme. Acqua che scorreva in mezzo al fuoco, ma che invece di spegnerlo ci conviveva, se ne nutriva, lo alimentava, in un rapporto di reciproca intesa e mutuo interscambio di forze ed energie. Ed ora l’onda impetuosa ed irresistibile delle fiamme stava per investire il Comandante Aureliano, che con un sommesso “Grazie. Ti aspetterò laggiù.” carico di un rispetto quasi reverenziale ed aprì le braccia, offrendosi totalmente alla lama di Azrael Devius.
Fu la sua ultima parola prima che il metallo lo passasse totalmente. Ma quello che sentì non fu dolore, né la sensazione di bruciare intestinamente, ma una pace assoluta, accompagnata da una sensazione di freddo che si espandeva lentamente, dolcemente, dalla ferita allo stomaco al resto del corpo. Come gli altri suoi compagni, il Comandante Aureliano Garth delle Milizie dell’Ovest si spense sorridendo. Azrael estrasse la propria spada dal corpo del milite, si voltò ad osservare Zyphos, la capitale dell’Impero che si arrampicava su un monticello aguzzo. Una città in verticale, inattaccabile grazie alla sua posizione ed alla difesa garantita dall’accampamento ormai in fiamme, ma ora che quest’ultima qualità veniva a mancare, la verticalità di Zyphos la tradiva, prestandola al divampare cinico delle fiamme e occludendo ogni via di fuga che non comportasse una morte certa durante un volo giù dalla montagna o fra le fiamme dell’accampamento. Azrael pensò all’enorme pira che di lì a poco sarebbe diventata la città, decidendo di allontanarsi dall’accampamento, senza però mostrare alcun timore delle fiamme che avevano ormai raso al suolo più della metà delle tende, delle palizzate e degli alloggi degli ufficiali. Una volta fuori si voltò per un’istante verso il fuoco, che ora azzannava le prime case alla base della montagna, poi rivolse uno sguardo al cielo, sorrise, e s’incamminò nella nebbia che iniziava ad alzarsi, sparendo subito dopo all’interno di essa.

Capitolo II: L'Inizio della Fine

Nella notte di Månen il grido disperato di Azrael Devius risuonò strozzato da mille singhiozzi. Stringeva ancora tra le braccia il cadavere della Sacerdotessa della Luna, incapace di rassegnarsi a vivere una realtà così amara. Intorno ai due le fiamme ardevano ciniche bramando la completa distruzione della città per placare la loro fame d'ossigeno, ma Azrael non accennava a muoversi.
“Sei in arresto, cittadino di Månen, per aver aiutato la Resistenza nelle sue opere contro l'Impero!” tuonò uno degli ultimi soldati rimasti nella città a cercarlo.
“Voi l'avete uccisa...” mormorò l'altro, senza curarsi di dare un tono udibile alle sue parole.”L'avete uccisa...”
Il soldato riflettè per qualche istante sul da farsi, guardandosi intorno per controllare quanto le fiamme fossero vicine a lui. Decise di insistere ritenendo di avere qualche istante da poter spendere. “Io, Aureliano Garth, Tenente delle Milizie dell'Ovest, ti dichiaro in arresto nel nome dell'Im...” ma non riuscì a finire la frase: le fiamme avevano acquistato vigore grazie al vento che s'era improvvisamente alzato.
Azrael alzò lo sguardo verso di lui, senza però spostarsi per evitare la morsa delle fiamme che ormai cingeva sé e la ragazza.
“Avete raso al suolo l'intera città soltanto per prendere me...avete deliberatamente ucciso centinaia di innocenti per arrestare un solo uomo...non vi siete fermati neanche davanti alla Sacerdotessa Selene...alla mia Selene!” ringhiò contro il soldato che indietreggiava, dapprima lentamente, poi via via acquistando velocità. E paura.
“Aureliano Garth, imprimiti nell'anima il volto della mia ira...che il suo ricordo ti tormenti in eterno. Ora vattene, morirò insieme alla città.”
Senza farselo ripetere due volte, il giovane soldato voltò le spalle ad Azrael e corse via. Giunto ad una distanza che reputava ormai sufficiente per essere in salvo, si voltò di nuovo verso Månen, ormai quasi completamente in fiamme. D'improvviso un urlo squarciò il silenzio: era l'ultimo canto dell'Azrael. All'urlo seguì una sorta di ululato inumano, e la terra fu squassata da rantoli rabbiosi. Perso l'equilibrio, il giovane Tenente si trovò a terra osservando incredulo ciò che stava accadendo alla città. Una fiamma, ben più alta delle altre, si stagliava nel cielo notturno imponente e minacciosa, ruotando su sè stessa ad una velocità impressionante. I tremori intanto non cessavano di scuotere la terra che ormai stava per inghiottire completamente l'abitato. Come se tutto ciò non bastasse ad intimorire il giovane Aureliano, la luce causata dalle fiamme lentamente si sostituiva a quella lunare. Il Tenente alzò gli occhi al cielo e non riuscì a trattenere un urlo di terrore. Lentamente la Luna veniva coperta da una figura animale che, prima di quanto Aureliano potesse immaginare, divorò completamente l'astro notturno.
I tremiti intanto calavano d'intensità, ed il ragazzo ne approfittò per rimettersi in piedi e correre via quanto più velocemente le sue gambe gli permettevano. Raggiunse presto la vicina cittadina di Frins, dove attendeva il resto delle truppe, riferendo al proprio Comandante quanto fosse successo.
Con una sincronia invidiabile tutti i soldati, salvo gli ubriachi, alzarono lo sguardo al cielo, che li sovrastava come una cappa scura, desolante. La Luna non c'era.

È un riadattamento della mia eterna incompiuta (L'Odore della Luna), scusate il formato monolitico. Mi sono concesso il lusso di non fornire molto background, ma verrà speigato molto nei prossimi capitoli. È un raconto breve, credo di poterlo riassumere in una decina di capitoli con un risultato accettabile. Ci tengo a precisare inoltre che quell'Azrael nel racconto non è una proiezione di me all'interno di quel mondo (molti sanno quanto enorme sia la stima che nutro nei miei confronti, vero?), ma solo un nome come un altro. Non proprio, volendo. Aneddoto: dopo averlo scritto perchè m'era venuto in mente durante il mio isolamento campagnolo ho controllato su Wikipedia, l'Azrael è l'Angelo della Morte.

Postata qui oltre che su pcentral, fra qualche capitolo (oltre che iniziare un curioso esperimento letterario) smetterò di scrivere su pcentral rendendolo esclusivo all'Arctic Bay. Stay tuned.

Curiosità: Månen in Svedese significa Luna.
« Ultima modifica: Marzo 12, 2007, 15:02:22 da Azrael » Loggato

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« Risposta #1 il: Marzo 12, 2007, 18:48:27 »

pensò il Comandante Aureliano Garth delle Milizie dell’Ovest mentre

Cambiare nome no? (intendo Garth)

Comunque la storia Roxa tanto.
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 “Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un’eterna giovinezza. La vita umana non è altro che un gioco della follia”

“Il Cuore ha Sempre Ragione.”

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« Risposta #2 il: Marzo 12, 2007, 20:45:18 »

In ordine cronologico viene prima il secondo capitolo, no? Perchè?

Bella la storia comunque.
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« Risposta #3 il: Marzo 13, 2007, 14:09:42 »

Si, in ordine cronologico il secondo capitolo precede il primo. Il perchè si capirà in seguito, ma diciamo che è uno sfizio letterario che mi sono preso.
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« Risposta #4 il: Aprile 11, 2007, 21:26:48 »

Capitolo III: Ragnarök | Metamorfosi | La Missione

[...] Ed i Cieli, straziati dai lamenti dell'Uno, si squarciarono rivelando la loro vera natura. Luce salì da Midgar e Luce discese dai Cieli e l'Uno ne fu inondato. La Luce prese forma e curò le ferite, la Luce prese forma e rivestì l'Uno di rinnovato splendore. Midgar tremò nel vedersi compiere il sacrificio. La Luna scomparve d'improvviso come se ne fosse stato fatto ratto da Hati stesso. Allora i Cieli si chiusero sopra la città in fiamme e da essa sorse l'Uno rivestito di Luce e Candore. Si chetarono allora i fochi a tanta magnificenza e si chinarono fino a spegnersi in omaggio dell'Uno. E risonò il Ferale Lupo padre di quello che compì l'impresa e s'aprì Midgar rivelando Jörmungandr. L'immondo serpente sibilò contro l'Uno che esplose di una Luce irresistibile alla quale la bestia dovette sottomettersi. L'Uno poggiò nuovamente i piedi su Midgar e cadde sulle ginocchia esausto. Lentamente imparò a contenere la Luce. Lentamente si rialzò. Di gran furia s'alzò in volo. [...]

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brucio io o la mia ira non lo so ma brucio e mi consumo luce nella luce un bagliore fa freddo selene non mi lasciare sto volando ora brucio dentro non è ira non è solo ira la luce mi avvolge selene dove sei fa male cosa mi sta succedendo cosa mi state facendo chi siete perchè io dove l'avete portata questo è il valhalla la mia schiena pizzica eccoti selene luce nella luce dove vai fermati ci scontreremo fa freddo di nuovo ma non mi dà fastidio ecco månen perchè è sotto di me sto volando sul fuoco uno due uno due sono ali sono mie abbassati piano le fiamme dentro di me le prendo sono luce sono forza sono mie sono me un terremoto sto mantenendo l'equilibrio cosa sono diventato cos'è quella cosa un serpente è enorme cosa sono perchè io perchè tutto questo selene ti sento dove sei aiutami brucio dentro le fiamme luce nella luce non ce la faccio morirò di nuovo ma sono morto davvero o è un sogno svegliatemi voglio la mia selene vedo due serpenti ma sono a terra le gambe non le sento ma non sento neanche dolore il calore si attenua posso tenerlo posso farlo mio opsso essere io nuova forza nuove energie piano in piedi dov'è selene l'hanno uccisa me lo ricordo non è un sogno ma cosa sono perchè sono qui voglio risposte uno due uno due uno due uno due via di qui

----------------------------------------------

“Garth, sei tu?” risuonò una voce cavernosa da dietro la spalliera di un'enorme seggiola girevole, gioiello di tecnologia delle industrie di Zyphos in fatto di comodità.
“Sono io, Comandante Fjalar.” rispose il giovane cimentandosi in un inchino che risultò più faticoso di quanto credesse a causa dei muscoli eccessivamente sforzati nella Battaglia di Månen.
“Alzati, non c'è bisogno d'essere formali. E chiudi la porta.” la sedia ruotò, rivelando un uomo enorme abbastanza per non spezzarla con il suo peso. Robusto, alto, completamente glabro, il volto fiero scavato dall'esperienza e non ancora intaccato dagli anni, una sola cicatrice che dal cranio tagliava obliquamente la parte destra del capo senza intaccare in alcun modo l'occhio. Aureliano richiuse la porta dietro di sé dopo essersi rialzato per poi avvicinarsi alla scrivania con fare impacciato.
“Ora parlo solo io, non voglio domande né obiezioni, e quando avrò finito uscirai di qui e farai ciò che t'ho detto, intesi?” Aureliano annuì, deglutendo nervoso.
“Eri l'unico che non fosse ubriaco quella sera a Månen, ed hai confermato quella strana storia del fuoco che ruotava, il lampo, il terremoto e tutto il resto. Come s enon bastasse la Luna è davvero sparita, e questo possono constatarlo tutti. L'Ovest, anzi no, Midgar è in pericolo. Voglio che ti metta alla ricerca di quella cosa che hai visto volar via e che somigliava al fuggitivo. Voglio che lo trovi e che lo riporti qui, vivo o morto. Dobbiamo capire cos'è successo a Månen quella notte. Guiderai un plotone di trenta uomini,non darete nell'occhio e sarete sicuri. Andate a sud per iniziare, abbiamo ricevuto testimonianze dai civili che riferivano di uno strano 'coso' alato che volava velocemente in quella direzione. Ah, dicono anche che splendeva dolcemente, ma non c'era traccia di fuoco lì intorno. Buona fortuna, gira i tacchi e corri. Mi fido di te.” concluse il Comandante, girando nuovamente su sé stesso e tornando a guardare fuori dai finestroni la città di Zyphos fremente di attività. Il giovane Aureliano Garth formalizzò il saluto con un inchino, sebbene non potesse esser visto, ed uscì dalla stanza respirando e bruciando adrenalina.


_________

Qui la storia si divide in tre punti di vista. Il Grimorio, Azrael ed un narratore esterno che racconta lo svolgersi della vicenda per Garth, ognuno con il proprio stile. Solenne, Istintivo, Formale. Tanto per precisare, non mi drogo.

Voglio commenti.
« Ultima modifica: Aprile 11, 2007, 22:55:36 da Azrael » Loggato

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« Risposta #5 il: Aprile 12, 2007, 00:18:45 »

Ma ti droghi per caso?  >Grin
*runs*

Scritto bene come al solito, anche se sembra che tu, prima di scrivere, ti sia drogat... *muore*  :P
Secondo me avresti dovuto postare tutto in ordine cronologico, mabboh... suppongo sia strategia dell'autore  Ahah!
Attendiamo il prossimo capitolo.
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Mercy? You waste your breath. I bend the light to my ends. I do not serve it, not I shall ever do so again.


poi mi state sukando tt la gran minkia nn vengo + qui nn aiutate nei team dite solo ke bisogna scrivere bn...
mi state sui coglioni me la state gransucando tt quanti... andate a fare in culo...

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« Risposta #6 il: Aprile 12, 2007, 22:08:06 »

Citazione
[(22 e 01 e 55)] Umbreon91 [RiOT]: cioè perchè davvero non si capisce una cippa :°
[(22 e 02 e 40)] Umbreon91 [RiOT]: frasi ammucchiate, che però hanno senso, spiegano bene i primi capitoli e la devastazione morale
Parlavo della seconda parte.
Molto bella, lascia un senso di vuoto.
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« Risposta #7 il: Aprile 12, 2007, 23:06:04 »

Auahahahuahuuhahah meravigliosa la fic. Tu sì che sei un grande a miscelare gli stili letterari, stile davvero unico e molto moderno. Piacevole alla lettura, anche nella parte confusa.
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« Risposta #8 il: Aprile 13, 2007, 15:44:39 »

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« Risposta #9 il: Aprile 13, 2007, 22:31:15 »

E' stupenda.
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« Risposta #10 il: Febbraio 03, 2008, 23:45:20 »

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Attenzione: non è stato postato in questo topic per almeno 120 giorni.
Nonostante tu sia sicuro di voler rispondere, prendi in considerazione l'idea di aprire un nuovo topic.

Credo sia ora di continuarla, questa storia. W0000-H000!
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« Risposta #11 il: Febbraio 03, 2008, 23:50:28 »

continuerei anch'io la mia se IL TOPIC NON FOSSE CHIUSO E L'ADMIN MI CAGASSE
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« Risposta #12 il: Febbraio 08, 2008, 18:25:40 »

Citazione
Attenzione: non è stato postato in questo topic per almeno 120 giorni.
Nonostante tu sia sicuro di voler rispondere, prendi in considerazione l'idea di aprire un nuovo topic.

Credo sia ora di continuarla, questa storia. W0000-H000!
muovi il culo e continuala, merda

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« Risposta #13 il: Febbraio 08, 2008, 18:26:31 »

Ci credi se ti dico che ho perso la scaletta? M'era tornat voglia di scrivere perchè l'avevo ritrovata.
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« Risposta #14 il: Febbraio 08, 2008, 18:29:58 »

a questo punto mi viene dal cuore il ricordarti il fatto che sei un povero pirla
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